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Volusiano e la Concordia degli Augusti | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||
28.11.2010
- Peso 3,16±0,01g- Diametro 21,4±0,2 mm - Asse 1h |
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Roma, 29.11.2010
Antoniniano1, zecca di Roma, 11/251÷05/253 d. C., RIC IV/III 167 (pag. 178), indice di rarità "C" Descrizione
sommaria: La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto
cordiale. ------------------------------- Note: (1) Antoniniano (argento). Traggo dai link sopra citati e raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche di alcuni antoniniani della tipologia di figura battuti dalla zecca di Roma:
(2) IMPeratori CAEsari Caio VIBio VOLVSIANO AVGusto. All'Imperatore Cesare Caio Vibio Volusiano Augusto. Caio Vibio Volusiano fu nominato Cesare e designato Principe della Gioventù dal padre Treboniano Gallo al momento dell'ascesa di quest'ultimo al soglio imperiale, nel 251 d.C. L'anno successivo Gallo lo volle accanto a sé con il titolo di Augusto. Volusiano seguì così le fortune paterne e con lui fu ucciso nel 254. Traggo dal manuale di" Storia di Roma" del Kovaliov le informazioni relative al periodo storico in esame: "Nel 251 d.C., i Goti, sotto la guida del loro capo Cniva, avevano di nuovo passato il Danubio inferiore e invaso la Mesia. Il primo ad opporre loro resistenza era stato il legato della provincia, Caio Treboniano Gallo, sotto le mura della città di Novi, sul Danubio. Però l'enorme massa di Goti, forte di circa 70,000 uomini, era avanzata come una valanga e si era fermata sotto le mura di Nicopoli, posta fra il Danubio e i monti balcanici. Attraverso i passaggi montani i barbari erano riusciti a penetrare nella fertile Tracia. Il governatore della provincia, Lucio Prisco, aveva riunito grandi forze nella fortezza di Filippopoli. Era necessario resistere fino all'arrivo dell'imperatore Decio che a marce forzate veniva dall'Occidente. Intanto in tutte le località circostanti si elevavano sinistre le fiamme degli incendi... Infine Decio arrivò. I Goti attaccarono di sorpresa l'esercito romano stanco e lo dispersero. Prisco, con il pretesto della supposta morte di Decio, condusse trattative segrete con i Goti promettendo loro di consegnare la città se essi lo avessero riconosciuto imperatore. L'accordo fu concluso, Filippopoli fu spietatamente saccheggiata (si dice che in quel frangente perissero 100.000 abitanti), ma Prisco non riuscì a diventare imperatore. Decio era vivo e stava raccogliendo sul Danubio un nuovo esercito. Egli intendeva attaccare i Goti quando questi, carichi di bottino, si fossero messi sulla via del ritorno. La battaglia decisiva ebbe luogo a nord di Nicopoli (Abrittus, giugno del 251). In uno dei primi scontri cadde Erennio Etrusco, uno dei figli di Decio. I Goti si schierarono su tre linee, disponendo la terza dietro uno stagno. Le truppe romane riuscirono a rompere le prime due linee ma, nel tentativo di forzare la terza, Decio morì e non si riuscì neppure a ritrovarne il cadavere (251). Nell'esercito si sparse la voce che colpevole della morte di Decio fosse Treboniano Gallo, il quale si sarebbe preventivamente accordato coi Goti e avrebbe attirato l'imperatore verso lo stagno indicandogli una falsa via. Quale sia la verità noi non sappiamo; comunque, in quel frangente, fra i comandanti romani Gallo era il più meritevole e il più vicino al defunto imperatore. Nessuna meraviglia quindi se l'esercito lo acclamò subito imperatore. Gallo elesse conregnanti (v. nota più avanti) il proprio figlio Volusiano e il superstite figlio di Decio, Ostiliano (quest'ultimo d'altra parte morì presto, colpito dalla pestilenza). Volusiano concluse con i Goti una pace non troppo onorevole, permettendo loro di andarsene con il bottino e impegnandosi a pagare ogni anno una specie di stipendio. Due anni dopo i Goti passarono di nuovo il Danubio. Il governatore della Mesia inferiore, Marco Emilio Emiliano, inferse loro una dura sconfitta e per questa ragione fu acclamato imperatore dai suoi soldati. Gallo non seppe organizzare la difesa dell'Italia. Le truppe di Emiliano marciarono quasi fino a Roma senza incontrare ostacoli. Solo vicino alla capitale Gallo e Volusiano tentarono una resistenza ma furono sconfitti e morirono entrambi ad Interamnia (Terni) nel 253." Il RIC sostiene, rispetto al Kovaliov, una tesi un po' diversa e accenna a rapporti non conflittuali tra Gallo e la famiglia di Decio; infatti, dopo la morte di Decio, Gallo e Ostiliano si accordarono per regnare insieme mentre Volusiano ebbe solo il titolo di Cesare (sorta di principe ereditario), titolo che mantenne sino alla morte di Ostiliano; solo a quel punto Volusiano affiancò il padre al potere con il titolo di Augusto. (3) CONCORDIA AVGG (la concordia degli Augusti). Il rovescio della moneta è il manifesto del regno congiunto di Treboniano Gallo e Volusiano: la concordia come segnale di stabilità istituzionale. |
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