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24.11.2011
Antoniniano3,34g 20,1-20,8mm 12h |
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Roma, 25.1.2012
Egregio
Lettore,riporto di seguito i dati pertinenti alla sua moneta: Antoniniano1, zecca di Antiochia, 255-256 d. C., RIC V/I 285 (pag. 60), Cohen V 152 (pag. 311), indice di rarità "C" Descrizione sommaria: La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:
Giulio De Florio ------------------------------- Note: (1) Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche degli antoniniani della tipologia di figura tratte dai link sopra citati:
(2) IMPerator Caesar Publius LICinius VALERIANVS Pius Felix AVGustus. La vicenda di Valeriano, che segue in successione cronologica quella di Treboniano Gallo illustrata in altra pagina di questo sito (cliccare qui), contraddistingue un periodo tra i più oscuri della storia romana, vista la tragica, emblematica conclusione della vicenda umana di questo imperatore, di seguito narrata e liberamente ripresa dal sito: http://www.roman-emperors.org/gallval.htm. "Valeriano è un personaggio insolito per il periodo in quanto proveniva da un’antica famiglia di rango senatorio. Probabilmente nacque attorno al 200 d. C. ma poco si sa della sua vita prima dell’elevazione. Sposò Egnazia Mariniana da cui ebbe due figli, Gallieno, nato attorno al 218 e Valeriano Junior. Per quanto si sa dalle fonti storiche, Valeriano salì per la prima volta agli onori della cronaca nel 238 quando da ex console e principe del senato fu incaricato di negoziare, con l’ambasceria che le legioni africane di Gordiano I avevano inviato a Roma, l’appoggio dei senatori alla causa di Gordiano I e alla sostituzione di Massimino il Trace. Gli Scriptores Historiae Augustae riferiscono, probabilmente in modo corretto, che Traiano Decio [n.d.r.; cliccare qui], su sollecitazione del senato, offrì a Valeriano la carica di censore nel 251. Sebbene il senatus consultum citato e la specifica carica siano di dubbia autenticità, l’alta considerazione di Valeriano presso gli ambienti senatoriali e un suo incarico di governo sotto Decio costituiscono probabilmente aspetti veritieri della storia. A quanto pare, nel 253 Valeriano aveva il comando in Rezia e nel Norico quando gli giunse l’ordine di Treboniano Gallo di trasferire in Italia le legioni stanziate in Gallia e Germania per fermare Emiliano che, acclamato imperatore in Mesia Inferiore nel 253 sull’onda di un successo riportato sui Goti, marciava su Roma. Prima che Valeriano raggiungesse la capitale, Treboniano Gallo e suo figlio furono uccisi dai soldati in rivolta, passati dalla parte di Emiliano. Appresa la notizia della morte di Treboniano Gallo, gli uomini di Valeriano acclamarono imperatore il loro comandante il quale però non fece a tempo a raggiungere Roma che una rivolta militare tolse di mezzo anche Emiliano sicché Valeriano alla fine riscosse il consenso da parte dell’intero esercito. Il Senato verosimilmente fu lieto di ratificare l’elevazione ad Augusto sia di Valeriano che del figlio Gallieno. Evidentemente Valeriano sentì il bisogno di condividere con il figlio il potere e di ripartire geograficamente le responsabilità: Gallieno si fece carico del governo dell’Occidente mentre Valeriano si concentrò sull’Oriente. Le biografie di Valeriano e Gallieno tratte dagli Scriptores Historiae Augustae e attribuite a Trebellio Pollione non sono di particolare aiuto nel tracciare un resoconto compiuto del regno congiunto dei due imperatori. La vita di Valeriano è frammentaria e della carriera di Gallieno viene fornita un’interpretazione orientata in modo eccessivamente negativo. Gallieno nei primi anni del regno congiunto si impegnò con qualche successo nella difesa della Gallia e della frontiera renana respingendo le tribù germaniche e fortificando città come Colonia e Treviri. Anticipando una mossa che avrebbe caratterizzato la futura politica nei confronti dei Germani, Gallieno concluse un’alleanza con uno dei loro condottieri, presumibilmente al fine di ottenere aiuto nella protezione dell’impero dalle tribù germaniche. Attorno al 257-58 le invasioni crebbero di numero mentre i Franchi penetrarono in Gallia e Spagna distruggendo Tarraco (Tarragona) e gli Alemanni invasero l’Italia. Gallieno sconfisse gli Alemanni a Milano ma presto dovette fronteggiare rivolte in Pannonia ed in Mesia ad opera prima di un suo generale di nome Ingenuo e poi di Regaliano, comandante nell’Illirico. Gallieno represse queste rivolte nel 260 e assicurò stabilità alla regione concludendo un’alleanza con il re dei Marcomanni e prendendo come concubina sua figlia Pipa, pur essendo ancora sposato con Cornelia Salonina. In Oriente Valeriano riuscì, almeno temporaneamente, nel 257, a liberare dal controllo persiano Antiochia di Siria, ma presto dovette fronteggiare una pericolosa invasione dei Goti in Asia Minore. Gli Scriptores Historiae Augustae descrivono un Valeriano che nelle terme di Bisanzio loda pubblicamente Aureliano per il successo ottenuto nel respingere i Goti e lo ricompensa con l’incarico di console e con l’adozione come successore imperiale. Tuttavia non è certo che Valeriano abbia mai raggiunto Bisanzio in quanto egli vi inviò Felix mentre egli rimase a difendere la parte orientale dell’Asia Minore e poi tornò ad Antiochia per proteggerla dalle rinnovate incursioni dei Persiani. Fu a questo punto, attorno al 259, che Valeriano si mosse in difesa di Edessa dove le sue truppe subirono numerose perdite a causa della peste. Valeriano tentò di negoziare una pace con il re Persiano Sapore ma fu catturato col tradimento e ridotto in schiavitù. La definitiva umiliazione di un imperatore romano ad opera di un condottiero straniero si compì quando Sapore utilizzò Valeriano come scalino per montare a cavallo e quando più tardi il corpo di Valeriano fu scuoiato e conservato quale duraturo trofeo della sottomissione dei Romani [per la sottomissione di Valeriano si veda il rilievo di Nagsha Röstam in altra pagina di questo sito]." Per gli approfondimenti relativi alla storia del Cristianesimo si suggerisce di consultare il sito: http://www.newadvent.org/cathen/15256b.htm. (3) PIETAS AVGG. Attraverso il sacrificio congiunto sull'altare i due Augusti manifestano la Pietas, ossia il doveroso rispetto e la gratitudine nei confronti degli dèi. (4) Il parazonium, simbolo del coraggio, è un pugnale triangolare con il suo fodero. |
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