Indice Dietro Avanti
Costanzo Cloro e i voti decennali
5.3.2012
Buon giorno.
Moneta presumibilmente romana
Diametro: da 1,9 a 2,2 cm
Peso: 2,7 g
Asse di conio ore 5/6
Materiale : Rame
Calamita: non attacca
fig. 1
Cliccare sulle immagini per ingrandire
Roma, 9.3.2012
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi significativi raccolti sulla sua moneta:

Frazione di radiato1, zecca di Ticinum, c. 2992 d. C. , RIC VI 39a (pag. 285), indice di rarità "S".

Descrizione sommaria:
D. FL VAL CONSTANTIVS NOB C3. Testa radiata di Costanzo Cloro a destra.
R. VOT/°/X4 dentro una corona. Segno di zecca, T5.

La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha prodotto i seguenti risultati:

  1. http://www.forumancientcoins.com/gallery/displayimage.php?pos=-39451 Constantius Chlorus, frazione radiata post riforma (Boyd collection) Costanzo Cloro, frazione radiata post riforma, zecca di Ticinum (299 d.C.), AE, 3.04 gr., 21 mm, qBB (qVF), S D/ FL VAL CONSTANTIVS NOB C, busto radiato, corazzato e drappeggiato a dx R/ VOT X T in una corona RIC 42a William C. Boyd (1840-1906) Collection. Acquistato dallo stesso Boyd da Spink, Londra nel febbraio 1903. Collezione Boyd dispersa da Baldwin's Auctions (42) il 26 settembre 2005.
  2. http://www.forumancientcoins.com/gallery/displayimage.php?pos=-27603 CONSTANTIUS I (CHLORUS) fraction AD299  obv:FL.VAL.CONSTANTIVS.NOB.C rev:VOT X / T ref: RIC VI-Ticinum 39a mint:Ticinum, 2.69g, 20mm Scarce.
  3. http://www.tetrarchy.com/coppermine/displayimage.php?pos=-2182 RIC VI 42a - Constantius I CONSTANTIUS I, as Caesar. 293-306 AD. Æ post-reform radiate (2.69 gm). Ticinum (Pavia) mint. Struck c. 299 AD. FL VAL CONSTANTIVS NOB C, Radiate bust right, draped, and cuirassed / VOT / X / T, Legend within wreath. RIC VI 42a, C 330. Photo courtesy H. D. Rauch.
  4. http://www.vcoins.com/ancient/dmitrymarkov/store/viewItem.asp?idProduct=2032 Constantius I Chlorus. As Caesar, A.D. 293-305. Æ radiate fraction. Ticinum, ca. A.D. 299. VF. Constantius I Chlorus. As Caesar, A.D. 293-305. Æ radiate fraction (20 mm, 2.85 g). Ticinum, ca. A.D. 299. Radiate, draped and cuirassed bust right / VOT X/T within wreath. RIC 41. VF. Price US$ 200.00  €151.03 £126.67 AUD$ 187.90 CHF 182.00 CAD$ 199.03 Rates for 3/9/2012.
  5. http://doncstamps.com/CONSTANTIUSI_I.html Constantius I, AE Fraction, 295-296, Officina 3 FL VAL CONSTANTIVS NOB C Radiate, cuirassed bust, right VOT/dot/X/T Within wreath in 4 lines (4th line is mintmark) RIC VI TICINUM 40a, C ?/23mm/ 12:00.
  6. http://roman.ae/coinconstantiusi/ConstantiusIVotXTicinumRic40a.gif Obv: FL VAL CONSTANTIVS NOB C Rev: VOT X Ticinum Ric 40a c. 299
  7. http://www.numismaticavaresina.it/imgs/foto.gif 1872 Costanzo Cloro (305-306 d.C.): Radiato: Ticinum "VOT X" (RIC#41) r BB bronzo 45,00
  8. http://wildwinds.com/coins/ric/constantius_I/_ticinum_RIC_039b_var.jpg Constantius I, AE radiate fraction. Ticinum. FL VAL CONSTANTIVS NOB C, radiate, draped, cuirassed bust right. VOT X T in three lines within wreath. (T is the mintmark). Unlisted for Constantius, only for Galerius. RIC VI Ticinum 39b unlisted (emperor), very rare. Contributed by Tony Owens, Sept. 2011.
Concludo osservando che la moneta di figura, per quanto è consentito da un esame a distanza, sembra presentare caratteristiche generali e di stile comparabili con quelle dei conî d'epoca. Il valore venale della moneta non dovrebbe superare i 100,00€.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio

-------------------------------
Note:

(1) Le frazioni di radiato della tipologia in esame posseggono, secondo il RIC, le seguenti caratteristiche fisiche: peso c. 3g, asse di conio ad ore 0 oppure ad ore 6. Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche delle frazioni di radiato della tipologia di figura  tratte dai link di cui sopra:

Riferimenti Peso (g.)  Diametro (mm)  Asse di conio (h)
Link1 3,04 21 -
Link2 2,69 20 -
Link3 2,69 - -
Link4 2,85 20 -
Link5 - 23 12
Da quanto sopra indicato si evince che le caratteristiche fisiche della frazione di radiato di figura (2,70g, 19-22mm, 6h) rientrano nei margini di variabilità delle monete autentiche e di pari tipologia del periodo.
(2)Diocleziano fu elevato al rango di Augusto nel 284 e, nel quindicesimo anno di regno (a Roma nel 297÷298), preannunciò i festeggiamenti per il ventennale di regno (il decimo anniversario per i Cesari) battendo monete della tipologia di figura. La novità raggiunse Ticinum attorno al 299, quando monete della tipologia di figura furono battute nel nome dei tetrarchi anche presso quella zecca:
  • IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG (Diocleziano) -  RIC 36a, v. esempio;
  • IMP C M A MAXIMIANVS P F AVG (Massimiano Erculio, Augusto d'Occidente) -  RIC 36b, v. esempio;
  • FL VAL CONSTANTIVS NOB C (Costanzo Cloro, Cesare d'Occidente) - RIC 39a, v. esempio;
  • GAL VAL MAXIMIANVS NOB C (Galerio, Cesare d'Oriente) - RIC 42b, v. esempio.
(3) FLavius VALerius CONSTANTIVS NOBilis Caesar (Flavio Valerio Costanzo Nobile Cesare, detto Cloro dall'età bizantina). Il RIC, nell'attribuzione del categorico alle monete della tipologia di figura distingue tra quattro casi possibili:
  • testa radiata - RIC 39a (è il caso in esame);
  • busto radiato e corazzato - RIC 40a (v. link);
  • busto radiato, paludato e corazzato - RIC 41 (v. link);
  • busto radiato, paludato e corazzato visto da dietro - RIC 42a (v. link).
Riprendo ora da altra pagina di questo sito elementi storici sulle origini e l'evoluzione della tetrarchia:
"Fondatore" ne era stato Diocleziano. Egli era stato acclamato imperatore il 17 novembre del 284 d.C. dalle truppe di stanza a Nicomedia, dopo l'assassinio dell'imperatore Caro, seguito, ad appena un mese di distanza da quello del figlio Numeriano, su istigazione del prefetto del pretorio Apro. Nell'occasione Diocleziano aveva prima smascherato il mandante dei due delitti e poi lo aveva ucciso con le proprie mani. Inevitabile lo scontro con Carino, figlio di Caro, imperatore legittimo per successione e nomina paterna. Nella battaglia, avvenuta nella Mesia (area danubiana), Carino rimase ucciso per mano di un ufficiale della propria guardia personale e Diocleziano, rimase unico sovrano dell'impero.
Memore delle esperienze trascorse, egli si propose di dare un nuovo assetto allo stato romano che garantisse maggiore sicurezza e tempestività di intervento nella difesa dei traballanti confini, desse maggiore stabilità all'economia, evitasse le lotte di successione. Perciò pensò bene di dividere il potere con un generale fidato, Marco Aurelio Valerio Massimiano, a cui conferì il rango di Cesare nel 285 ed elevò ad Augusto nel 286, affidandogli il governo dell'Occidente e riservando invece a sé il controllo della parte più ricca e progredita del mondo romano, l'Oriente. La neonata diarchia (governo di due) fu innanzi tutto funzionale a contrastare la minaccia delle invasioni dal nord e dalle regioni orientali. La capitale dell'Occidente fu spostata a Milano, città più prossima alle zone di frontiera e quella d'Oriente a Nicomedia (l'odierna Izmit, sul Mar di Marmara, nella Turchia asiatica). Ogni diarca possedeva un proprio esercito, riorganizzato come forza di intervento rapido in grado di spostarsi velocemente in tutte le zone di crisi, se necessario anche in quelle di non diretta pertinenza.
Allo scopo di fornire una base ideologica a questa nuova struttura dello stato, Diocleziano stabilì una gerarchia di comando che traeva spunto dalla gerarchia celeste: Massimiano diventava pari grado di Diocleziano e suo "frater"(fratello e quindi membro della gens Valeriana cui Diocleziano apparteneva - RIC VI pag. 9) ma la sua anzianità era inferiore a quella di Diocleziano perché, mentre Diocleziano assumeva il titolo di "Iovius", cioè figlio di Giove, Massimiano quello di "Herculius", figlio di Ercole, quindi più lontano da Giove per discendenza.
Nel 293, sotto la pressione degli eventi militari alle frontiere, Diocleziano decise di estendere ulteriormente il progetto di decentramento dell'impero, affiancando, ai due Augusti, due Cesari, con l'incarico di presidiare rispettivamente i confini settentrionali (Britannia e Gallia) e quelli danubiani. L'impero risultò così diviso in quattro parti (in grassetto i nomi con cui i tetrarchi vengono di solito richiamati nei manuali storici):

Caio Aurelio Valerio DIOCLEZIANO, Augusto senior, ebbe il governo diretto della Tracia, Asia ed Egitto;
       Caio GALERIO Valerio Massimiano fu nominato Cesare dei Balcani, Tracia esclusa e quindi subordinato a Diocleziano;
Marco Aurelio Valerio MASSIMIANO (noto anche come Massimiano ERCULIO), in qualità di Augusto junior, ebbe il governo dell'Italia, Spagna e Africa;
       Flavio Valerio Costanzo (noto anche come COSTANZO CLORO), fu nominato Cesare della Gallia e della Britannia e quindi subordinato a Massimiano.

Allo scopo di garantire una linea naturale di successione, Diocleziano decise che ogni Augusto, dopo 20 anni di governo, avrebbe ceduto il potere al  proprio Cesare, il quale, divenuto Augusto, avrebbe a sua volta nominato un Cesare di fiducia.
Questa dunque sinteticamente era, negli intenti di colui che l'aveva concepita, la tetrarchia (governo di quattro), un'organizzazione fortemente decentrata dello stato, ma non priva di unitá di comando, in cui l'Augusto senior dettava la linea politica e gli altri, Augusto junior e Cesari, provvedevano all'esecuzione, in autonomia di gestione.
Con il passaggio dalla diarchia alla tetrarchia, l'ideologia del sistema si adeguò: come Diocleziano e Massimiano Erculio erano rispettivamente figli di Giove e di Ercole, così Galerio, attraverso l'istituto dell'affiliazione, lo divenne di Diocleziano  con l'appellativo di "Giovio" e Costanzo di Massimiano, con l'appellativo di "Erculio". All'uno e all'altro fu conferito il titolo di "nobilissimus Caesar", entrambi entrarono a far parte della "gens Valeriana", tutti furono vicendevolmente vincolati dalla "pietas", l'etica della gratitudine agli dei e dell'affetto per i consanguinei. Nel 305, in seguito all'abdicazione di Diocleziano e di Massimiano, Galerio e Costanzo divennero augusti, mentre Severo e Massimino furono nominati cesari.
(4) VOTa X (Vota vicennalia o Votis decennalibus, cioè Voti decennali). Ci si può chiedere cosa fossero questi voti e come vadano interpretati. Il sovrano, in coincidenza con l'anniversario della propria ascesa al soglio imperiale, poteva chiedere agli dei di conservarlo in buona salute per un certo numero di anni, per esempio per venti (si parla in questo caso di "vota suscepta vicennalia"), in cambio di un sacrificio a cui avrebbe adempiuto alla scadenza; oppure poteva, trascorsi vent'anni dall'ascesa, adempiere una promessa fatta vent'anni prima (si parla allora di "vota soluta"). La questione presentava dei concreti risvolti economici in quanto ogni cinque anni, in coincidenza con l'enunciazione dei voti imperiali, era tradizione che l'imperatore distribuisse a ciascun soldato 5 solidi e una libbra d'argento (il follis era considerato argento anche se di questo metallo era solo placcato), con la conseguenza che lo stato romano, con cadenza quinquennale, doveva elargire un totale stimato di circa 5,5 tonnellate d'oro e 80 d'argento e battere di conseguenza qualcosa come circa 25 milioni di folles (da cui si spiega come mai le monete dei voti inscritti in corona d'alloro siano così comuni). Considerando, come si è detto, che l'ascesa di Diocleziano risaliva al 284, è ben evidente che le monete battute nel 299 enunciavano dei "vota suscepta", quelli cioè espressi nell'auspicio di poter arrivare a celebrare il ventesimo anniversario nel 304. C'è infine da aggiungere che gli anniversari dell'ascesa duravano un intero anno di regno, sicché, ad esempio, anni dopo, Costantino poté festeggiare il suo ventennale a Nicomedia il 25 luglio del 325 e a Roma esattamente un anno dopo.
(5) La zecca di Ticinum (Pavia), nel periodo in questione, operava su 3 officine, contrassegnate dalle lettere latine P, S, T. Dunque la moneta in esame fu battuta dall'officina T (la terza) di Ticinum.

Indice Dietro Avanti