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Denario suberato: Cesare Pontefice Massimo e l'elefante | ||||||||||||||||||||||||||||
1.7.2019
Gent.mo Sig.
Giulio De Florio, Le sottopongo quest’altra moneta Ho constatato una Sua recensione al riguardo in tempi relativamente recenti (anno 2013). Tuttavia le valutazioni riportate nei vari link si discostano non poco le une dalle altre ed è per questo motivo che Le vorrei sottoporre quella in mio possesso cosciente che lo stato di conservazione specifico ne determina univocamente il valore. Nell’attesa porgo cordiali saluti In particolare: •peso della moneta: 3g scarsi •diametro: 17/18mm •spessore: 1,5mm •colore: grigio lucente •asse di conio: 20 •tipologia della lega metallica: argento •valutazione della presenza di materiale ferroso nel tondello, da accertare per mezzo di una calamita: non viene attratta dalla calamita. Cordialità |
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Roma, 1.7.2019
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: AR Denario1 , zecca mobile, 49÷48 a. C.2, Crawford 443/1 (pag. 461), Sydenham 1006 (pag. 167), indice di rarità "(1)". Descrizione sommaria: La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------- Note:(1) Denario (lega argento 950 ‰). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei denari della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra:
(2) La moneta in esame, battuta, secondo Crawford, in circa ventidue milioni e mezzo di esemplari tra il 49 e il 48 a. C. da una zecca mobile al seguito di Cesare, appartiene, risultando anche la più copiosa, alla prima delle emissioni militari del generale (emissioni che presentano, come tratto comune, la leggenda CAESAR non accompagnata da altri elementi di titolatura - v. Crawford pag. 89, nota1). A questo proposito, in una disamina puntuale della tipologia in esame, Debra L. Nousek su Phoenix vol. 62 (2008) 3-4 (v. link) rileva che non c'è unanimità tra gli studiosi sulla data precisa dell'emissione; infatti quella indicata dal Crawford si basa su uno studio dei ritrovamenti monetali, quella suggerita dal Sydenham (54-51) su considerazioni iconografiche, quella indicata da Grueber (50) su indicazioni della vecchia scuola francese. La citata D.L.N. ricorda anche che il primo aprile del 49 Cesare aveva annunciato al senato (quanto meno ai membri superstiti di quel consesso) e all'assemblea popolare romana l'intendimento di distribuire razioni di grano ai cittadini e un ammontare di 75 denari pro capite. Inoltre osserva che egli aveva al seguito, sin dal termine della guerra gallica, 8 legioni da mantenere ed equipaggiare. Nel 49 Cesare, senza interpellare il senato, aveva sottratto all'aerarium sanctius (il tesoro romano), nonostante il parere contrario di L. Metellus, tribuno della plebe per quell'anno, 15.000 lingotti d'oro, 30.000 d'argento e una grande quantità di denari. Secondo D.L.N., è verosimile che il tesoro sottratto all'erario servisse proprio ad onorare le promesse ai cittadini e a pagare le legioni. D.L.N. ritiene inoltre che se fosse stato possibile utilizzare il bottino della guerra gallica per mantenere questi impegni, Cesare non sarebbe andato allo scontro istituzionale col tribuno L. Metellus che aveva cercato di impedire il prelievo forzoso. (3) Aspergillum (aspersorio), culullus (tazza per bere), ascia, apex (copricapo a punta), rappresentati sul dritto della moneta, sono emblemi pontificali allusivi alla carica di Pontefice Massimo che Cesare ricopriva dal 63 (nel 47 Cesare, divenuto augure, avrebbe inserito in alcune sue emissioni i simboli propri dell'augurato, la brocca e il lituo). Secondo D.L.N., Cesare avrebbe scelto di rappresentare sul dritto della moneta gli emblemi del pontificato, da un lato per enfatizzare lo spirito religioso che lo animava anche quando compiva il vulnus istituzionale di violare i confini della provincia a lui assegnati e invadere con le sue legioni il suolo italico, dall'altro per sbeffeggiare i suoi competitori sbandierando i simboli di una carica che prima di lui era stata prerogativa della nobiltà romana che a lui si opponeva. (4) Il rovescio ritrae un elefante che calpesta il drago, simbolo, secondo il Crawford, della vittoria sul male. La presenza dell'elefante nei denari romani battuti prima dell'emissione in esame si registra nelle emissioni dei Cecili Metelli, avversari politici di Cesare. Agli occhi del popolo la simbologia dell'elefante era strettamente legata ai Metelli. Appropriandosi del loro simbolo e invertendo la direzione di movimento dell'elefante (in genere gradiente a sinistra quello dei Metelli) e apponendo la propria firma nell'esergo della moneta, Cesare sfidava i suoi influenti oppositori. A proposito del collegamento lessicale tra il cognomen "Caesar" e lo stesso nome che in punico vuol dire elefante, spesso utilizzato in ambiente numismatico per dare un senso alla presenza dell'elefante nella moneta di Cesare, D.L.N. sostiene che il collegamento sia privo di significato nel caso in esame, essendo poco probabile che un legionario o un normale cittadino romano disponesse di una conoscenza così specialistica della lingua punica da consentirgli di cogliere la recondita relazione tra l'immagine dell'elefante e il punico caesar. D'altra parte le fonti da cui si attinge per sottolineare questo collegamento sono molto tarde risalendo al quarto secolo d. C. e andrebbero trattate piuttosto alla stregua di tentativi tardi di risalire alle origini dei nomi delle persone. (5) Secondo il Crawford, l'elefante schiaccia il drago, simbolo del male. Secondo D.L.N., non di drago si tratterebbe ma di serpente, il nemico naturale, per gli antichi, dell'elefante. Nella lotta eterna tra elefante e serpente, secondo il racconto di Plinio, il secondo risulta vincente ma la posizione reciproca dei due animali nella moneta in esame mostra l'elefante in posizione dominante sicché verosimilmente l'intendimento di Cesare era quello di palesare che il suo elefante avrebbe schiacciato coloro che gli si opponevano. |
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