Roma, 21.11.2021
Egregio,
riporto di seguito gli elementi significativi
riguardanti la moneta di figura:
Follis1,
zecca di Roma2,
352-355 d. C., RIC
VIII 272 (pag. 274), indice di frequenza
"c"
Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili):
D. D N CONSTAN - TIVS P F AVG3.
Costanzo II, testa diademata di perle, busto
paludato e corazzato a destra.
R. FEL TEMP-REPARATIO4.
Segno di zecca RQ5.
Soldato elmato stante a sinistra, con il braccio
sinistro tiene sollevato uno scudo, con una lancia
nella mano destra trafigge un cavaliere finito a
terra sul suo cavallo e col ginocchio destro lo
tiene fermo; scudo a terra a destra. Il cavaliere
barbaro, ha il braccio e la testa protesi verso
l'aggressore.
La ricerca nel web di monete della tipologia di
figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
- http://numismatics.org/collection/1944.100.20930
Bronze AE3 of Constantius II, Rome, AD 352 - AD
355. 1944.100.20930 Obverse: D N CONSTAN-TIVS P F
AVG - Bust pearl-diademed draped cuirassed right.
Reverse: FEL TEMP - REPARATIO - Helmeted soldier
standing left spearing falling horseman. Physical
Description Axis: 12 Measurements Weight: 2.45
Diameter: 17.5 Reference: RIC VIII Rome 272.
- https://www.deamoneta.com/auctions/view/639/269
Lot # 269. Constantius II (337-361). Rome. AE3. DN
CONSTANTIVS P F AVG, pearl-diademed, draped, and
cuirassed bust r. R/ FEL TEMP REPARATIO, soldier
standing l., spearing fallen horseman; R P in
exergue. RIC 272 AE 2,82g. about EF. Starting
price: € 30. Number of bids: -. Lot closed Unsold.
Concludo osservando che le caratteristiche generali e
di stile della moneta non si discostano da quelle
autentiche di pari tipologia reperite nel web. Mancano
le caratteristiche fisiche e non è possibile un esame
comparativo con le monete autentiche del periodo. Nel
presente stato di conservazione la moneta, molto
comune e spatinata, se autentica, vale a mio avviso,
non oltre dieci euro.
Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
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Note:
(1) Follis
(bronzo). Il follis di figura fu battuto dalla
zecca di Roma, sia nel nome di Costanzo II che in
quello di Costanzo Gallo, lungo l'arco temporale
compreso tra il 26.9.352 (sconfitta di Magnenzio)
e il 355 (l'inverno del 354 per quanto concerne
Gallo). RIC VIII fornisce per questa tipologia
monetale le seguenti caratteristiche fisiche di
massima: diametro 17-19mm, peso 2,45g. Di seguito
riporto le caratteristiche fisiche delle monete di
pari tipologia tratte dai link
di cui sopra:
Riferimenti |
Peso(g); |
Asse di conio (ore) |
Diametro(mm) |
Link1 |
2,2 |
- |
18,21 |
Link2 |
1,48 |
- |
17,95 |
Non essendo disponibili elementi sulle
caratteristiche fisiche del campione in esame, non
sarà possibile svolgere un esame comparativo con le
monete autentiche del periodo sopra
menzionate.
(2) Come si è detto, la zecca di
Roma batté la tipologia monetale di figura sia nel
nome di Costanzo II che in quello di Costanzo Gallo,
sino a che quest'ultimo non fu decapitato nel 354.
Per Costanzo Gallo si danno monete tipologicamente
simili a quelle di Costanzo II ma con le seguenti
leggende del dritto:
- D N CONSTAN-TIVS P F AVG (Costanzo Gallo, v.
ad es. il link
- RIC VIII 274)
- D N FL CL CONSTANTIVS NOB CAES (Costanzo
Gallo, v. ad es. il link
- RIC VIII 275).
(3) D N CONSTAN
- TIVS P F AVG
(Dominvs Noster CONSTANTIVS Pivs Felix AVGvstvs).
L'imperatore Costanzo Cloro aveva avuto sei figli
dalla moglie legittima Teodora, tra questi: Giulio
Costanzo, padre di Costanzo Gallo e di Giuliano
(passato alla storia come l'Apostata) e Delmazio
senior. Diversi anni prima del matrimonio, però,
aveva avuto un figlio di nome Costantino da Elena,
donna di umili origini con la quale aveva convissuto
in regime di concubinato, come allora si usava
quando le differenze di ceto sociale non
consentivano l'unione legale. Alla morte di Costanzo
Cloro, fu Costantino, allora trentenne, ad assumere,
per ragione di età ed esperienza (i figli di Teodora
erano piccoli), l'eredità paterna; la famiglia di
Teodora visse così all'ombra di Costantino. Divenuto
imperatore, Costantino condivise con i figli la
responsabilità di governo, sicché a Costantino jr
affidò il governo della Spagna, della Gallia e della
Britannia, a Costante quello dell'Italia,
dell'Illiria e dell'Africa e a Costanzo quello delle
province asiatiche e dell'Egitto, mentre mantenne
per sé la penisola balcanica. Prima di morire, nel
337, Costantino si ricordò nel testamento dei
nipoti, Delmazio jr e Annibaliano, figli di Delmazio
senior, fratellastro di Costantino e ad essi lasciò
rispettivamente la penisola balcanica e il governo
dell'Armenia e della costa del Ponto. Ciò fu causa
della loro disgrazia perché, alla notizia della
morte del padre, Costanzo si precipitò a
Costantinopoli dove organizzò una rivolta contro gli
zii e cugini discendenti di Teodora. Due
fratellastri di Costantino, tra cui Delmazio senior
e Giulio Costanzo, il padre di Giuliano e sette suoi
nipoti, tra cui Delmazio jr. e Annibaliano, furono
trucidati. Per caso si salvarono dal massacro
Giuliano che all'epoca aveva sei anni e il fratello
Gallo che ne aveva 12. Il crudele e sospettoso
Costanzo risparmiò le loro vite ma li relegò in due
diverse città dell'Asia Minore. Successivamente, in
un momento di turbolenze nell'impero occidentale,
Costanzo, sentendo il bisogno di avere in Oriente
una figura simbolica a rappresentare la famiglia
imperiale, convocò a corte Gallo, che era il più
anziano dei cugini sopravvissuti alla strage seguita
alla morte di Costantino I, gli diede in isposa la
sorella Costantina e lo fece Cesare a Sirmium, il 15
marzo del 351. Gallo e il nuovo prefetto pretorio
dell'Est, Talassio, senza por tempo in mezzo, si
trasferirono in Oriente e si insediarono ad
Antiochia a metà maggio, nel momento in cui si
vociferava del fenomeno meteorologico o astronomico
della croce celeste, almeno creduto tale. Poiché la
situazione al confine persiano si manteneva
piuttosto tranquilla, Gallo ebbe vita relativamente
facile. Le agitazioni degli Isauri e degli Giudei,
specie di questi ultimi, furono represse con grande
brutalità. Certo è che il suo governo fu
caratterizzato da grande irresponsabilità e violenze
che culminarono con l'istigazione al linciaggio del
prefetto Domiziano e del questore Monzio. A seguito
di questi accadimenti Gallo fu richiamato,
ufficialmente per essere trasferito in Gallia, ma in
realtà per essere privato delle prerogative di
comando ed essere processato e poi decapitato a
Flanona presso Pola nel dicembre del 354 (v.
link). Dopo la morte di Gallo, Giuliano,
nominato Cesare, fu inviato in Gallia. Da solitario
e filosofo che era, egli si trasformò presto in
abile condottiero e pragmatico uomo di stato. Nel
357 sbaragliò gli Alemanni in una grande battaglia
presso Argentorate (l'odierna Strasburgo). In
seguito passò tre volte il Reno ottenendo successi
militari, combatté vittoriosamente contro i Franchi,
sebbene dovette permettere ad una parte di loro di
trasferirsi in territorio romano, sulla sponda
sinistra del Reno. Nel frattempo Costanzo combatteva
sul Danubio contro i Quadi e i Sarmatì. Nel 359, il
re persiano Sapore II passò il Tigri con grandi
forze, attaccando i territori romani. L'imperatore
fu costretto a spostarsi in Oriente e richiese a
Giuliano l'invio di reparti ausiliari. La richiesta
trovò però resistenza da parte delle truppe
galliche, poiché Giuliano, in forza di un trattato
concluso con i barbari che servivano nel suo
esercito, si era impegnato a non impiegarli fuori
dalla Gallia. Scoppiò così una rivolta che terminò
nell'inverno del 360, a Parigi, con l'acclamazione
di Giuliano ad Augusto, acclamazione dovuta alla
grande popolarità di cui Giuliano godeva fra i Galli
per le sue capacità militari e amministrative.
Giuliano dapprima chiese a Costanzo di riconoscerlo
come Augusto e di evacuare le truppe dall'Occidente;
ma non avendo ricevuto risposta dall'imperatore, che
continuava la guerra contro i Persiani, mosse al
fine verso la penisola balcanica. Costanzo si
accinse a fermarlo, ma il 5 ottobre 361 morì per
cause naturali in Asia Minore. Giuliano fu
riconosciuto da tutto l'Impero.
(4) FEL TEMP-REPARATIO.
Mentre trasparente è il significato della leggenda
allusiva al "ritorno dei tempi felici" (forse quelli
in cui Roma riusciva ancora a mantenere l'ordine
interno e a proteggere la popolazione dalle
invasioni), non del tutto certa è l'espansione della
leggenda "FEL TEMP REPARATIO", potendo essere FELix
TEMPorvm REPARATIO oppure FELicium TEMPorum
REPARATIO oppure FELicis TEMPoris REPARATIO.
(5) RQ, è il segno di zecca che
si compone di due parti, la lettera R (breve per
Roma), indicativo di zecca;
la lettera Q che indica l'officina monetale (la
quarta di 7 all'epoca attive nella zecca). |