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3.6.2018
Buon giorno.....Non riesco ad identificare questa moneta. 2,1g, 20mm. |
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Roma, 4.6.2018
Gentile
Lettrice,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Antoniniano1, zecca di Roma, 257 d. C., RIC V/I 84 (pag. 45), Cohen V 48 (pag. 302), indice di rarità "C" Descrizione sommaria (sono indicate
in rosso le parti della leggenda usurate o
comunque non più leggibili): La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha dato luogo ai seguenti risultati (due soli dei quali afferenti esattamente alla moneta di figura):
Giulio De Florio ------------------------------- Note: (1) Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche degli antoniniani della tipologia di figura tratte dai link sopra citati:
(2) IMPerator VALERIANVS AVGustus. La vicenda di Valeriano, che segue in successione cronologica quella di Treboniano Gallo illustrata in altra pagina di questo sito (cliccare qui), contraddistingue un periodo tra i più oscuri della storia romana, vista la tragica, emblematica conclusione della vicenda umana di questo imperatore, di seguito riassunta e liberamente ripresa dal sito: http://www.roman-emperors.org/gallval.htm. "P. Licinio Valeriano, fu un personaggio insolito per il suo tempo in quanto divenne imperatore pur discendendo da un'antica famiglia senatoria romana. Probabilmente egli nacque poco prima del 200 d.C., ma si sa poco della sua vita degli inizi. Valeriano sposò Egnazia Mariniana che gli dette due figli, Gallieno, nato intorno al 218 e Valeriano Junior. Valeriano fa il suo ingresso nelle fonti nel 238 d.C. quando, in veste di ex-console e principe del senato, negozia a Roma con gli inviati delle legioni africane di Gordiano I che chiedevano il sostegno del senato alla loro ribellione e la sostituzione di Massimino il Trace, l’imperatore al momento in carica. Gli Scriptores Historiae Augustae riferiscono, probabilmente con precisione, che Traiano Decio, su raccomandazione del Senato, offrì a Valeriano l’incarico di censore nel 251. Sebbene il senatus consultum citato e l'ufficio specifico siano di dubbia autenticità, l'alta reputazione di cui Valeriano godeva presso il Senato e la sua associazione con il governo di Decio probabilmente sono aspetti veritieri della storia. Nel 253 Valeriano comandava in Rezia e Norico quando l’imperatore Treboniano Gallo gli ordinò di trasferire in Italia le legioni della Gallia e della Germania per la guerra contro le forze di Emiliano. Quando le truppe di Gallo si ammutinarono uccidendolo insieme al figlio per unirsi ad Emiliano, gli uomini di Valeriano proclamarono imperatore il loro comandante. Al loro arrivo in Italia i soldati di Emiliano disertarono e uccisero Emiliano unendosi alle forze di Valeriano. I senatori furono presumibilmente lieti di ratificare l’elevazione di Valeriano, considerato uno di loro, e di accettare suo figlio P. Licinio Egnazio Gallieno, come co-imperatore, piuttosto che come Cesare. Valeriano, a quanto sembra, comprese la necessità di condividere il potere con il figlio e dividere geograficamente le responsabilità, con Gallieno al governo dell'Occidente e Valeriano dell’Oriente. Le biografie di Valeriano e Gallieno degli Scriptores Historiae Augustae, attribuite a Trebellio Pollione, non sono particolarmente utili per realizzare un resoconto compiuto del loro regno congiunto. La vita di Valeriano è frammentaria mentre quella di Gallieno proietta un'interpretazione negativa estremamente distorta della sua carriera. Gallieno nei primi anni del regno congiunto si concentrò, con un certo successo, nella protezione della Gallia e della frontiera del Reno, respingendo le tribù germaniche e fortificando le città come Colonia e Treviri. Con una mossa che caratterizzerà i successivi rapporti con i Germani, Gallieno concluse un'alleanza con uno dei loro capi, presumibilmente per aiutare i romani a proteggere l'impero dalle altre tribù germaniche. Le invasioni aumentarono di numero nel 257-258, con i Franchi che entrarono in Gallia e in Spagna, distruggendo Tarraco (Tarragona), e gli Alamanni che invasero l'Italia. Gallieno sconfisse gli Alamanni a Milano, ma ben presto si trovò di fronte alle rivolte in Pannonia e Mesia guidate prima da Ingenuus, un suo generale, e poi da Regalianus, comandante nell'Illyricum. Gallieno sedò queste ribellioni nel 260 e assicurò la stabilità della regione stipulando un'alleanza con il re marcomannico e accettando come concubina sua figlia Pipa, nonostante fosse ancora sposato con Cornelia Salonina. In Oriente, Valeriano era riuscito nel 257 d.C. a salvare Antiochia in Siria dal controllo persiano, almeno temporaneamente, ma presto si trovò a fronteggiare una grande invasione dei Goti in Asia Minore. La biografia di Aureliano redatta dagli Scrittori Historiae Augustae mostra Valeriano che parla nei bagni di Bisanzio per lodare pubblicamente Aureliano per il suo successo nel respingere i Goti e ricompensarlo con il consolato e anche con l'adozione come successore imperiale. Tuttavia, non è chiaro se Valeriano abbia mai raggiunto Bisanzio, perché inviò Felice in quella città, mentre rimase a proteggere la parte orientale dell'Asia Minore e poi tornò ad Antiochia per proteggerla da nuovi attacchi persiani. Fu a questo punto, intorno al 259, che Valeriano si mosse per difendere Edessa e le sue truppe persero un numero significativo di soldati a causa della peste. Valeriano cercò di negoziare la pace con il re persiano Sapore ma fu catturato a tradimento e ridotto in schiavitù. L'umiliazione finale dell'imperatore romano si realizzò quando Sapore utilizzò Valeriano come sgabello per montare a cavallo e il suo corpo fu scuoiato diventando simbolo imperituro della sconfitta romana." La sottomissione di Valeriano I, catturato ad Edessa, fu scolpita nella roccia a Nagsha Röstam per volere di Sapore. Per dare un'idea delle dimensioni geografiche dell'Impero Persiano ho riportato nella mappa che segue la posizione di Edessa in Asia Minore dove Valeriano fu catturato e quella di Nagsha Röstam, luogo della scultura rupestre nel cuore della Persia. La scultura rupestre di Nagsha Röstam, davvero impressionante nel suo simbolismo, è rappresentata in altra pagina di questo sito. Per gli approfondimenti relativi a Valeriano e alla storia del Cristianesimo rimando al sito: http://www.newadvent.org/cathen/15256b.htm. (3) CONSERVAT AVGG (Conservator Augustorum, quindi protettore degli Augusti). (4) Q (=Quarta officina). (5) Apollo fu scelto da Valeriano come nume protettore, nel solco di una tradizione risalente ad Augusto. Il dio è riconoscibile dai suoi attributi, la lira e il ramo d'alloro. Tra i racconti mitologici che associano Apollo alla lira, sceglierò il seguente che traggo da wikipedia. "Ermes, infante, sfuggito alla custodia della madre Maia, iniziò a vagabondare per la Tessaglia, fino a imbattersi nel gregge di Admeto, custodito da Apollo e con uno stratagemma rubò gli animali nascondendoli in una grotta e degli intestini di uno di essi si servì per confezionare le corde di una lira; un'altra leggenda parla invece di un guscio di tartaruga trovato nella grotta del quale Ermes si valse per costruire la lira usando come corde gli intestini di uno degli animali rubati. Quando Apollo, infuriato, riuscì a rintracciare Ermes e pretese, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del bestiame, non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, ed accettò di lasciare ad Ermes il maltolto, in cambio della lira che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli sacri. Apollo divenne quindi il Dio della musica, mentre Ermes venne considerato Dio del commercio. La lira poi passò ad Orfeo e, alla morte di questi, Apollo decise di tramutarla nell'omonima costellazione". Un mito che associa Apollo al ramo d'alloro è invece il seguente (v. link): "Il dio Apollo aveva appena ucciso il terribile serpente Pitone che infestava le pianure di Delfi, quando si imbatté in Eros, il dio bambino dell’amore, che stava flettendo il proprio arco per agganciare una corda. Ancora insuperbito dalla difficile vittoria sul serpente, il dio prese a deridere Cupido, sostenendo che un bambino non potesse maneggiare un’arma così grande. Eros, indispettito dallo scherno, decise di vendicarsi. Imbracciò l'arco e scagliò una freccia dorata, che indusse nel cuore di Apollo un amore travolgente per Dafne, figlia e sacerdotessa di Gea e del dio fluviale Peneo. Una seconda freccia di piombo destinata al cuore di Dafne la rese invece insensibile all’amore. Apollo, partito alla ricerca della fanciulla, dopo averla trovata, cercò di conquistarne il cuore ma fu respinto. Egli prese dunque a inseguire Dafne che, disperata, si risolse ad invocare l'aiuto del padre, che intercedendo presso la potentissima Madre Terra, ottenne di poter restituire a Dafne la tranquillità perduta trasformandola in una pianta di alloro: i suoi capelli e le sue braccia si tramutarono in rami ricchi di foglie, il suo corpo si ricoprì di corteccia; i suoi piedi assunsero la forma di solide radici; il suo dolce volto svanì sotto gli occhi increduli dell'innamorato che, avendola raggiunta, l'avvolgeva in un abbraccio disperato. Fu così che la pianta di alloro divenne sacra al dio Apollo, il cui amore per Dafne non svanì nemmeno dopo la trasformazione. Questa struggente storia d’amore altro non è che l'allegoria della castità che vince sulla passione, rendendo eterno l’amore". Purtroppo per Valeriano la protezione di Apollo non lo salvò dalla schiavitù. |
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